Gli effetti del coronavirus sulla liturgia

Abbiamo già avuto modo di vedere in un precedente post come l’effetto del coronavirus sullo scambio della pace sia un’occasione da non perdere per riproporre la catechesi su questo momento della liturgia eucaristica incastonato tra il Pater noster e l’Agnus Dei.
liturgia coronavirus

Durante le celebrazioni domenicali, con la partecipazione dei fedeli dopo il lockdown, ho osservato alcuni effetti che potrebbero essere oggetto di approfondimento nella catechesi per formare i fedeli alla partecipazione attiva all’eucaristia.

L’ascolto della parola di Dio

Alla ripresa delle celebrazioni non è stato possibile, generalmente, distribuire ai fedeli i foglietti con le letture. Rarissimi sono i fedeli che portano un sussidio personale, il messalino. Tutti i fedeli hanno quindi ascoltato le letture, senza poter leggere autonomamente durante la proclamazione della Parola di Dio. 
L’Ordinamento Generale del Messale Romano, riguardo alla liturgia della Parola, sottolinea:
Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annunzia il Vangelo. Per questo tutti devono ascoltare con venerazione le letture della parola di Dio, che costituiscono un elemento importantissimo della Liturgia.

Non distribuire i foglietti per seguire le letture potrebbe, dunque, essere l’occasione propizia per la catechesi sull’ascolto della parola di Dio, che va ben oltre la comprensione intellettuale, ma è un annuncio performativo che cambia la vita di quanti l’ascoltano e l’accolgono.

Le offerte in denaro

Non è possibile raccogliere le offerte in denaro durante l’offertorio. Questo ha reso le celebrazioni molto composte ed i fedeli più attenti a quanto avviene all’altare con la preparazione dei dono ed i riti che l’accompagnano. Non c’è stata più la necessità di distrarsi per frugare nella borsa alla ricerca del denaro o la necessità di fare gesti, più o meno velati, per richiamare l’attenzione di chi passa con il cestino.
Terminate le preghiere dei fedeli, tutti siedono composti in attesa della preghiera sulle offerte, con lo sguardo sempre rivolto a quanto avviene sull’altare,fino a quando il sacerdote invita i fedeli a unirsi a lui nella preghiera e pronunzia l’orazione sulle offerte.
L’OGMR prevede che si possano raccogliere in questo momento offerte in denaro o doni per i poveri, generalmente questo si traduce in distrazione per l’assemblea. L’esperienza di questo tempo ha dimostrato, inoltre, che la generosità dei fedeli di partecipare con offerte in denaro non viene meno pur se raccolte alla fine della celebrazione.

I canti ed il coro

Il coro, limitato nel numero dei componenti, ha dovuto scegliere canti che l’assemblea potesse subito riconoscere e cantare, che si potrebbero definire del repertorio tradizionale. Questa eccezionalità dovrebbe essere la normalità. Molto spesso, in tempi normali, l’assemblea non riesce a star dietro al coro per le troppe novità o per l’eccessiva difficoltà. L’assemblea si limita ad apprezzare l’esecuzione musicale, l’accompagnamento alla liturgia quasi che il canto fosse una componente che non le appartiene, mentre dovrebbe essere l’assemblea a cantare sostenuta dal coro, come in questa fase di eccezionalità avviene ordinariamente.
In altri post stiamo approfondendo la necessità che l’assemblea liturgica partecipi pienamente anche con il canto nei momenti opportuni.

Sono tre spunti di riflessione, magari un occhio altrettanto attento potrebbe scovare ulteriori occasioni di catechesi che permettano al popolo di Dio di realizzare l’actuosa partecipatio alla celebrazione dell’eucaristia, penetrando, sempre di più, gesti e segni della liturgia che conducono e realizzano il Mistero della Salvezza.

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