Approfondire la liturgia, rende capaci di amare i fratelli

In una Lettera per la 70.ma Settimana Liturgica Nazionale il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, trasmette il saluto del Papa ed esorta a cogliere sempre meglio il significato e il linguaggio simbolico della liturgia, inclusa l’arte, il canto, la musica, il silenzio.

Diffondere la “formazione liturgica” per aiutare il Popolo di Dio ad amare la liturgia come “esperienza di incontro con il Signore e con i fratelli”, protesa alla conversione, che rende capaci di amare e servire i fratelli come ha fatto Cristo. È questa la missione alla quale il cardinale Pietro Parolin incoraggia quanti prendono parte alla 70.ma Settimana Liturgica Nazionale, riuniti a Messina da oggi a giovedì prossimo. Centinaia di persone che, come ogni anno, si incontrano in una diocesi italiana. Quest’anno riflettono sul tema: “Liturgia: chiamata per tutti alla santità battesimale”.

Nella Lettera indirizzata a monsignor Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente del Cento di Azione Liturgica, che organizza l’evento, il porporato chiede, appunto, di “aiutare le comunità a interiorizzare meglio la preghiera della Chiesa”, riscoprendone i contenuti e osservandone i riti. “La liturgia sarà autentica, cioè in grado di formare e trasformare coloro che vi partecipano”, spiega il cardinale Parolin, se pastori e laici “apprenderanno sempre meglio a coglierne il significato e il linguaggio simbolico, inclusa l’arte, il canto e la musica al servizio del mistero celebrato, comprendendovi anche il silenzio”.

Santità e liturgia

Al centro dell’iniziativa della Settimana Liturgica Nazionale vi è infatti quell’importanza di approfondire il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Il legame fra santità e liturgia il cardinale Parolin lo dipana richiamandosi in particolare alla Sacrosanctum Concilium, la costituzione conciliare sulla sacra liturgia. I Padri conciliari, ricorda, “insistono sul fatto che la liturgia, nel momento in cui celebra la santità, santifica quanti vi partecipano” come anche Papa Francesco ricordava che “la liturgia è vita per l’intero popolo della Chiesa”. “Nella liturgia, l’inaccessibile santità di Dio”, infatti, si comunica in Cristo con il volto della misericordia, dell’amore gratuito e la Liturgia permette agli uomini “di vivere la sua stessa vita”. Il Papa quindi auspica che proprio da questa Settimana “maturi la consapevolezza che la liturgia è luogo privilegiato in cui la santità di Dio ci attira a sé”.

Dalla liturgia la conversione per comportarsi come il Signore

Nell’Eucarestia lo Spirito Santo rende partecipi della vita divina che “trasfigura tutto il nostro essere mortale, rendendolo capace di amare” come ha fatto Cristo e offrendo la propria vita nel servizio dei fratelli. La liturgia è, infatti, “un’esperienza protesa alla conversione della vita tramite l’assimilazione del modo di pensare e di comportarsi del Signore”, evidenzia ancora il cardinale Parolin richiamando le parole di Papa Francesco all’udienza dello scorso febbraio alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nel discorso il Papa ricordava anche la liturgia non è il “campo del fai-da-te” e non può essere ridotta a “giusti, ricette e correnti” ma va accolta con docilità e promossa con amore: nelle preghiere e nei gesti risuona il “noi” e non l’”io”, la comunità reale.
Debora Donnini – Città del Vaticano Fonte: VaticanNews

Testo completo

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato a S.E. Rev.ma Mons. Claudio Maniago, Vescovo di Castellaneta e Presidente del Centro di Azione Liturgica, in occasione della 70 ma Settimana Liturgica Nazionale, che si svolge dal 26 al 29 agosto 2019 a Messina, sul tema “Liturgia: chiamata per tutti alla santità battesimale”:

Lettera dell’Em.mo Card. Pietro Parolin 

Vaticano, 16 agosto 2019

Eccellenza Reverendissima,

sono lieto di trasmettere il cordiale e beneagurante saluto del Santo Padre Francesco a Lei, a S.E. Rev.ma Mons. Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina-Lipari-S. Maria del Mela, e a quanti prenderanno parte alla Settimana Liturgica Nazionale, il cui ininterrotto cammino raggiunge oggi il 70 o anno. È significativo ricordare come, portandosi di diocesi in diocesi attraverso la penisola italiana, questa iniziativa ha potuto preparare, accompagnare, far conoscere e approfondire il cammino di rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II, come ebbe a riconoscere Papa Francesco, sottolineando che «la fatica non è mancata, ma neppure la gioia», ed esortando: «È ancora questo l’impegno che vi chiedo oggi: aiutare i ministri ordinati, come gli altri ministri, i cantori, gli artisti, i musicisti, a cooperare affinché la liturgia sia “fonte e culmine” della vitalità della Chiesa (cfr Sacrosanctum Concilium , 10)» ( Discorso ai partecipanti alla 68 a Settimana Liturgica Nazionale , 24 agosto 2017).

La sensibilità ecclesiale del Centro di Azione Liturgica e la sollecitudine pastorale dell’Arcidiocesi ospitante sono venute a convergere sull’esigenza di mettere la santità al centro della riflessione dell’annuale appuntamento: «Liturgia: chiamata per tutti alla santità battesimale. “Scelti per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità ( Ef 1,4)”». Di recente Papa Francesco ha voluto richiamare all’attenzione di tutti i credenti questa fondamentale verità della fede e della vita cristiana, messa in luce dai Padri conciliari (cfr Lumen gentium , 9; 40), con l’obiettivo «di far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (Esort. ap. Gaudete et exsultate , 2).

Il tema della santità chiama subito e direttamente in causa la liturgia. Ricordava Papa Francesco nell’udienza summenzionata che «la liturgia è “viva” in ragione della presenza viva di Colui che “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita” (Prefazio pasquale I)» e che «La liturgia è vita per l’intero popolo della Chiesa». Il Concilio Vaticano II, infatti, insegna che «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche» e «per il compimento di quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l’invoca come suo Signore e per mezzo di Lui rende il culto all’eterno Padre». E aggiunge: «Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra» ( Sacrosanctum Concilium , 7). I Padri conciliari insistono sul fatto che la liturgia, nel momento in cui celebra la santità, santifica quanti vi partecipano e in questo modo glorifica il Nome santo e ineffabile. La santità accolta e celebrata nella liturgia mostra la trascendenza di Dio, il Tre Volte Santo, l’Altissimo, l’Onnipotente, «il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile» ( 1Tm 6,15-16), ma nella liturgia, in continuità con l’Incarnazione, la “Maestà divina” si offre nella vicinanza all’uomo. La liturgia, infatti, è l’attuazione sacramentale dell’Alleanza del Padre con gli uomini nel Figlio, Verbo fatto carne, per permettere agli uomini di vivere la sua stessa vita, rendendoli figli nel Figlio e tempio vivo dello Spirito. Nella liturgia, l’inaccessibile santità di Dio si rende prossimità tangibile nel Cristo e in Lui si presenta e si comunica con il volto della misericordia, dell’agape, l’amore gratuito che il Padre riversa nel cuore dei credenti mediante il dono dello Spirito (cfr Rm 5,5).

Il Santo Padre auspica che dalle celebrazioni e dalle riflessioni della Settimana maturi la consapevolezza che la liturgia è luogo privilegiato in cui la santità di Dio ci attira a sé con la sua bellezza, la sua verità e la sua bontà. Particolarmente nell’Eucaristia, lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero pasquale, donandoci di passare con Cristo dalla morte alla vita, ci rende partecipi della vita divina che, accolta, trasfigura tutto il nostro essere mortale, rendendolo capace di amare come Lui, offrendo la propria vita nel servizio dei fratelli (cfr Catechesi del 22 novembre 2017). «Perché la vita sia veramente una lode gradita a Dio, occorre infatti cambiare il cuore. A questa conversione è orientata la celebrazione cristiana, che è incontro di vita col “Dio dei viventi” ( Mt 22,32). La liturgia, infatti, è un’esperienza protesa alla conversione della vita tramite l’assimilazione del modo di pensare e di comportarsi del Signore, è vita che forma, […] tesoro vivente che non può essere ridotto a gusti, ricette e correnti, ma va accolto con docilità e promosso con amore, in quanto nutrimento insostituibile per la crescita organica del Popolo di Dio. La liturgia non è il campo del “fai-da-te”, ma l’epifania della comunione ecclesiale. Perciò, nelle preghiere e nei gesti risuona il “noi” e non 1’“io”; la comunità reale, non il soggetto ideale» ( Discorso alla Plenaria della Congregazione e il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti , 14 febbraio 2019).

È prezioso, quindi, il compito che vi attende: diffondere nel Popolo di Dio lo splendore del mistero vivo del Signore, che si manifesta nella liturgia, con una formazione liturgica protesa a far prendere coscienza a tutti del ruolo insostituibile della liturgia nella e per la Chiesa. Concretamente si tratta di aiutare le comunità a interiorizzare meglio la preghiera della Chiesa, ad amarla come esperienza di incontro col Signore e con i fratelli e, alla luce di ciò, a riscoprirne i contenuti e osservarne i riti. La liturgia sarà autentica, cioè in grado di formare e trasformare coloro che vi partecipano, se questi, pastori e laici, apprenderanno sempre meglio a coglierne il significato e il linguaggio simbolico, inclusa l’arte, il canto e la musica al servizio del mistero celebrato, comprendendovi anche il silenzio. La mistagogia si rivela la via più idonea per entrare in questo percorso, in cui si apprende ad accogliere con stupore la vita nuova ricevuta mediante i Sacramenti e a rinnovarla continuamente con gioia (cfr ibid. ).

Il Santo Padre assicura il Suo particolare ricordo nella preghiera, perché il lavoro di questi giorni porti buoni e abbondanti frutti per il cammino delle Chiese che sono in Italia e, mentre domanda il ricordo nella preghiera, imparte di cuore una speciale Benedizione ai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose e ai laici presenti, come pure ai relatori, affidando tutti alla materna premura di Maria, Madre della Chiesa.

Nell’unire i miei personali voti augurali, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Reverendissima dev.mo nel Signore

Card. Pietro Parolin Segretario di Stato

Commenti

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